Prendendo spunto dall’articolo apparso sul quotidiano il Tempo il 14 aprile 2012, relativo al bimbo tolto alla madre e collocato in una casa famiglia, sul presupposto che la stessa gli avesse somministrato il caffè dentro il biberon, formulo le seguenti osservazioni:

Secondo quanto riportato dal quotidiano, il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila avrebbe emesso un decreto di affidamento immediato del minore di soli tre anni in una apposita struttura (nella specie collocamento presso una casa  famiglia) e ciò in maniera alquanto repentina, sul presupposto di un rapporto degli assistenti sociali del Comune di Pescara, che potrebbe essere frutto di un’indagine superficiale.

Inoltre, da ciò che si apprende, qualcuno non meglio identificato avrebbe informato i servizi che la madre avrebbe dato da bere al bambino il latte con il caffè, ma in realtà il caffè sarebbe stato confuso con del cioccolato solubile e a questo si aggiunga che i servizi sociali sarebbero stati mal informati che la donna non sarebbe stata in relazione serena con il bambino e che non avrebbe un reddito sufficiente per mantenere il figlio (elementi che sembrerebbero alquanto infondati).

Nonostante tutto questo, però, è arrivato un provvedimento che indubbiamente ha avuto, come dal giornale giustamente affermato, un vero e proprio effetto devastante e per eliminare il quale occorrono tempi troppo lunghi, vista l’estrema lentezza dei procedimenti in questione.

Senza voler entrare nel merito della vicenda e senza voler affermare chi ha ragione o chi ha torto, in assenza di una conoscenza più approfondita della questione, posso in generale limitarmi a sottolineare come purtroppo le indagini svolte da alcuni rappresentanti dei servizi sociali e da alcuni giudici siano a volte troppo superficiali ma ciò non è sufficiente considerata l’importanza e la delicatezza degli interessi in questione. Anche perché prima di privare un genitore del proprio figlio, soprattutto se in tenera età, non si può lasciar spazio né a superficialità né ad incompetenza. Il discorso non vale solo per le madri ma anche per i padri, di cui troppo spesso ci si dimentica, che a volte si vedono, al pari delle madri, privati dei propri figli in maniera arbitraria ed ingiustificata.

Già, perché, oltre al caso in esame avviene, in alcuni tribunali, che la sola conflittualità fra due genitori che si stanno separando, normale in un procedimento di separazione, costituisca il presupposto per poter togliere il figlio ad entrambi e collocarlo in una casa famiglia.

Ma questi problemi non si risolvono solo affidandosi al buon senso e alla competenza di alcuni giudici che sanno prendere i provvedimenti giusti e ben ponderati, frutto di indagini approfondite, occorre intervenire a livello legislativo per poter arrivare ad introdurre veri e propri provvedimenti di urgenza che consentano di superare le lungaggini dei procedimenti, che causano gravi danni soprattutto ai minori che si intendono proteggere.

Su tale aspetto l’A.I.DI.F. – Avvocatura Italiana per i Diritti delle Famiglie, ha svolto  a Roma il 20 gennaio 2012 un convegno presso l’Aula Avvocati del Palazzo di Giustizia da titolo “Urgenza per la famiglia e i minori – quali provvedimenti?” Presenti, fra gli altri, al convegno il Presidente della Corte di Appello di Roma dott. Giorgio Santacroce, la dott.ssa Alida Montaldi (Presidente della sezione famiglia e minori della Corte di Appello di Roma) e altri autorevoli ospiti che si sono confrontati su tale tema così importante.

Introducendo i provvedimenti d’urgenza, in un caso come quello descritto o in altri casi simili, si potrebbe provvedere all’immediata restituzione del bambino alla propria madre, anziché farlo soggiornare troppo a lungo in una  casa famiglia, che non può e non deve, quando non ci sono ragioni che lo giustificano, sostituirsi alla madre o al padre.

Ma vi è di più, a contribuire a migliorare la situazione esistente potrebbe intervenire un organismo di nuova istituzione che è l’Osservatorio sulle case famiglia, ed oggetto di una proposta di legge presentata in Parlamento.

Tale organismo sarà in grado di coordinare e controllare le diverse case famiglia presenti in tutta Italia, con l’obiettivo di far soggiornare il meno possibile i minori all’interno di tali strutture e, quando la permanenza, seppur breve, sia inevitabile, consentire che agli stessi minori possano essere garantite le condizioni di vita migliori di cui hanno bisogno.

Ci auguriamo che tali iniziative vengano portate avanti e approvate in tempi rapidi e che si impedisca per il futuro di privare il più possibile i figli dei propri genitori.