Organizzato dall’Avvocatura Italiana per i Diritti delle Famiglie, c’è stato un convegno a Roma nel corso del quale sono state evidenziate le tante carenze delle strutture che accolgono il minore in attesa di essere adottato. All’esame il progetto di un Osservatorio, una supervisione per ridurre al minimo i tempi di attesa dell’adottando.
di LUIGI PANELLA
ROMA – Quando si parla di adozioni ci si trova di fronte ad un problema paradossale: a fronte di una grande richiesta di bambini da parte di coppie di genitori che intendono adottare, c’è una così grande mancanza di disponibilità dei bambini stessi. Ma è giusto parlare di mancanza di disponibilità, oppure il problema è da ricercare altrove?
Un interrogativo che è stato il tema centrale del convegno organizzato dall’A.I.DI.F (Avvocatura Italiana per i Diritti delle Famiglie) svoltosi presso la Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense, dal titolo “Adozioni: si può fare di meglio per garantire ai bambini una famiglia”
Il ruolo delle procedure. Nel corso dell’analisi è emerso come nell’intero procedimento di adozione, si possano riscontrare carenze o mancanza di controlli necessari che impediscano troppo spesso di portare a termine la procedura e garantire ai bambini una famiglia pronta ad accoglierli. Si è cercato di capire quanto si possa parlare di mancanza di disponibilità di bambini e non, invece, di procedure che impediscano di arrivare all’adozione. Ecco che il ruolo delle case famiglia diventa fondamentale. Quel luogo dove soggiornano anche i bambini che potrebbero essere adottati, troppo spesso soffre di carenze finanziarie e di altri problemi che ne impediscono il corretto operare.
Il progetto. L’A. I. DI. F ha dunque elaborato il progetto di un Osservatorio sulle Case Famiglia che cerchi di dare una risposta a queste istanze e che sia capillarmente diffuso a livello regionale; che abbia la funzione di coordinare enti e istituzioni e sia in grado di esercitare una supervisione che tenti di abbreviare il più possibile il soggiorno dei minori. Una permanenza comunque adeguatamente assistita e tutelata che, qualora sussistano i presupposti di legge, consenta l’adozione da parte di quei genitori idonei in grado di offrire, ai più sfortunati, affetto e futuro.