Riguardo alla recente polemica suscitata dalle dichiarazioni del portiere del Brescia Matteo Sereni, seguite da quelle di altri padri famosi separati, occorre far luce sul concetto di affido condiviso, del quale si sente parlare troppo spesso, dal momento che molti non riescono a capirne bene il significato e la sua concreta applicazione.
In effetti, quello che non si riesce a comprendere è perché, seguendo la strada dell’affidamento condiviso, che presupporrebbe una parità dei genitori nella gestione e frequentazione con i propri figli, poi nella pratica siano penalizzati troppo spesso i padri, i quali si trovano costretti a subire il volere delle madri, che stabiliscono arbitrariamente e unilateralmente quando gli stessi possono vedere i figli.
E’ vero che il giudice ha la facoltà, disponendo l’affidamento condiviso, di stabilire quale dei due genitori debba essere il cosidetto “collocatario”, ossia colui che può tenere con sé i figli ad abitare in via principale, ma ciò non dovrebbe significare che tale genitore debba essere individuato troppo spesso nella madre anziché nella figura paterna. Anche perché, poi, tale affidamento condiviso altro non sembra, in questo modo, che il vecchio affidamento esclusivo del figlio alla madre con diritto di visita del padre. Si perché, poi, oltreché stabilire il collocamento del filglio o dei figli alla madre il giudice dispone anche le modalità per il genitore non collocatario, cioè il padre, per vedere i propri figli, cioè proprio come il diritto di visita nell’affidamento esclusivo, che si voleva superare con la nuova legge sull’affidamento condiviso e che invece continua ad esistere come alternativa ovvero in maniera camuffata con delle modalità che snaturano la vera essenza dell’affidamento condiviso, che giova ricordare non dovrebbe essere soggetto, come spesso accade, a limitazioni per l’uno o per l’altro coniuge.
Quindi non si capisce, perché debba essere quasi sempre la madre il genitore preferito dal giudice quale collocatario e non il padre. Anche perché tale decisione, poi, genera altre facoltà per la madre e di conseguenza altri problemi, quali il diritto ad abitare la casa coniugale da parte della stessa, dalla quale il padre se ne deve allontanare, oltreché il diritto di ricevere un assegno per il mantenimento dei figli. E anche il fatto, come spesso viene deciso dai giudici, che l’assegno per il mantenimento dei figli debba essere corrisposto direttamente alla madre andrebbe rivisto, considerando che spesso tale assegno diventa un mantenimento direttamente alla ex moglie, che certo non si trova a relazionare l’ex marito di come lo spende a favore dei figli.
Ma vi è di più quello che spesso si lamenta, come anche il caso dal calciatore del Brescia, è anche la difficoltà da parte del padre di vedere i propri figli, perché, come detto, il giudice stabilisce delle modalità di visita per lo stesso.
E allora, in attesa che la legge sull’affidamento condiviso possa migliorare, ci auguriamo che i vari giudici possano coraggiosamente andare, quando è giusto, anche nella direzione dei padri, in misura paritaria con la madri, stabilendo che questi possano essere “collocatari” al posto della madre e che comunque, in attesa che cambi qualcosa, si abbia il coraggio di chiamare l’affidamento con il nome di affidamento esclusivo con diritto di visita da parte dell’altro coniuge, anziché affidamento condiviso che certo non può considerarsi tale nella sua vera accezione.