Cassazione, ordinanza n.14727 del 27 maggio 2024
Il caso preso in esame dalla Corte di Cassazione si riferisce ad una decisione della Corte di Appello, che aveva disposto un assegno divorzile di euro 2500 a favore della ex moglie in ragione dello squilibrio delle condizioni economiche e patrimoniali tra i due ex coniugi, causato dalla rinuncia, effettuata dalla moglie in costanza di matrimonio, a occasioni di lavoro che avrebbero permesso una sua crescita professionale per dedicarsi alla famiglia e ai figli, permettendo così al marito di continuare una florida carriera di pilota nell’Alitalia.
La Suprema Corte ribadisce a tal proposito che: “Le Sezioni Unite di questa Corte (Cass., Sez. U., 18287/2018) hanno evidenziato come il giudice debba, ai fini dell’attribuzione dell’assegno divorzile, accertare se l’eventuale rilevante disparità della situazione economico-patrimoniale degli ex coniugi all’atto dello scioglimento del vincolo sia dipendente dalle scelte di conduzione della vita familiare adottate e condivise in costanza di matrimonio, con il sacrificio delle aspettative professionali e reddituali di una delle parti in funzione dell’assunzione di un ruolo trainante endofamiliare, in relazione alla durata, fattore di cruciale importanza nella valutazione del contributo di ciascun coniuge alla formazione del patrimonio comune e/o del patrimonio dell’altro coniuge, oltre che delle effettive potenzialità professionali e reddituali valutabili alla conclusione della relazione matrimoniale, anche in relazione all’età del coniuge richiedente ed alla conformazione del mercato del lavoro.”
I giudici della Cassazione concludono affermando che: “Occorre dunque accertare, tenendo conto delle circostanze del caso concreto e comunque della durata del matrimonio e dell’età del richiedente, quale sia l’entità concreta dello spostamento patrimoniale e la conseguente esigenza di riequilibrio, causalmente rapportabile alle determinazioni comuni e ai ruoli endofamiliari. Nulla di tutto questo è stato fatto dalla Corte distrettuale, che ha apoditticamente fissato un assegno divorzile nella misura di Euro 2.500 senza spiegare in alcun modo l’iter logico-intellettivo seguito per arrivare a una simile decisione.